martedì 8 maggio 2007

Piove!

Difficile dire se piove, un istante prima che cominci a piovere; certo non quando splende il sole e ogni cellula del nostro corpo è immersa in questo calore dorato, abbagliante; allora no, non piove. Ma quando il cielo è nuvoloso, plumbeo, e l'umidità comincia a farsi sentire, quando crediamo, di tanto in tanto, di avvertire una gocciolina sulla fronte, e allora istintivamente stendiamo la mano quasi a volerci rassicurare che piova, perchè se almeno piovesse, avremmo una ragione per cercare un portone, un rifugio, per aprire l'ombrello; e invece no, la mano non si bagna, non piove; però potrebbe piovere.

E allora piove, o non piove? Pioverà, pioviggina, c'è aria di pioggia; ma non piove, o meglio, piove e non piove, e non sappiamo, in questo limbo meteorologico in cui nostro malgrado siamo capitati, dire che tempo fa, dove conviene affrettarsi, come barcamenarsi.

Si assiste, osservando la gente, agli spettacoli più curiosi, alle più inaudite prese di posizione: tra un attimo diluvia, dice qualcuno; non può assolutamente piovere, le nuvole sono rotte, risponde un altro; insomma, di fronte all'indefinito, all'evanescente, all'imprevedibile, la gente ha paura. E allora è pronta a giurare e spergiurare che qualcosa certamente accadrà, non importa se la grande siccità o il diluvio universale, basta che si esca da questo limbo dell'incertezza, dell'ambiguità, che ci si possa liberare dall'incubo, dall'ossessione del piove e non piove.

E invece io passeggio tra la folla che si affretta, che si affanna, che disputa; ripetendomi mentalmente: piove e non piove; gustando intimamente questi meravigliosi momenti di transizione che precedono l'evento, qualunque forma esso possa assumere. Insomma non il fatto, ma il farsi, non l'evento ma la sua causa, non la nota musicale ma il silenzio che la precede, che le è preludio. Piove e non piove: di fronte a questo pensiero vacilla l'universo di nitide certezze che l'uomo moderno, incivile e brutale nella sua scienza, si è costruito. Piove e non piove: e mentre dalla notte del divenire scaturisce l'evento, mentre le prime gocce di pioggia disperdono la folla chiassosa, so che la pioggia, solo io l'ho sentita arrivare, perche' ho potuto coglierla nel suo farsi, quando ancora poteva non essere, quando ancora poteva splendere il sole.

E adesso che piove, tutti sono felici e bagnati, perchè il futuro è diventato presente, e il presente è l'ineluttabile, ciò a cui non ci si può opporre; è un fatto, e il fatto lo si accetta com'è; può essere doloroso, ma non può fare paura. Mentre il futuro, il futuro è imprevedibile, è la libertà dell'uomo, e la libertà genera ansia e terrore se non si ha il coraggio di accoglierla, se non si ha il coraggio di figgere lo sguardo interiore sulla tenebra del divenire dell'uomo.

3 commenti:

Aidoru ® ha detto...

più vo avanti nella lettura del tuo blog più mi rendo conto della persona meravigliosa che ho avuto la possibilità di conoscere!!

Grazie

Dottor Mistero ha detto...

Non è meraviglioso il dito che indica il tramonto, è meraviglioso il tramonto. Comunque prego :)

Anonimo ha detto...

Risposta insindacabile.
Tuttavia è vero che sono pochi quelli capaci di cogliere la bellezza di determinati tramonti e ancora più rari quelli capaci di scorgerli da soli e indicarli agli altri.

Manu.

p.s. Scrivi davvero bene!