venerdì 27 luglio 2012

Guatemala Guatemala


"Guatemala Guatemala
Maremma maiala!"

Ve la ricordate la canzoncina degli Squallor? Io me la ricordo bene.

E chissà se la ricorda anche qualcun altro, reo di avere orecchiato in certi "fili" telefonici.

Si sa, chi tocca i fili muore. E i "segreti di stato", ahimè, non sono certo roba da toghe di provincia.

Peccato solo che a toccare certi altri fili, che legarono l'opera e la dignità di funzionari integerrimi, verso se stessi e lo Stato che hanno servito, il nostro non abbia neppure preso la scossa.

Ma chissà che "maremme" snocciola adesso, mentre prepara le valigie.

Che possiamo augurargli se non buon viaggio? E magari, tra una "maremma maiala" e l'altra, in quelle lontanissime "contrade", che trovi il tempo e la voglia per ripensare agli esiti infausti di certe, ormai sepolte, vicende giudiziarie. Questo sì sarebbe un pentimento, e davvero il primo, tra quelli contrabbandati da molti protagonisti di quelle trame oscure.

Il fine non giustifica -mai- i mezzi!

sabato 14 luglio 2012

Working class


Amo gli inglesi. Non quelli della "City", che speculano sulla prosperità economica dei popoli, non amo la Gran Bretagna imperialista dei due scorsi secoli; ma i minatori e gli operai di Ken Loach, quelli sì, li amo.

Mi sembra che la Gran Bretagna, nel suo essere così fortemente presente tra le correnti spirituali che orientano i popoli, abbia prodotto il male ed il suo antidoto, mirabilmente svelato dai suoi registi della "working class".

Per lungo tempo mi sono chiesto quale mai possa essere stato l'elemento catalizzatore che, nel corso del novecento, ha separato una sinistra, inizialmente in sintonia con le istanze sociali delle classi disagiate, da quelle stesse classi; fino a divenire un oscuro epifenomeno politico, più interessato a singolarità sessuali, legittime ma giocoforza confinate nella sfera del privato, che alle attuali esigenze di riscatto dal supercapitalismo del NWO.

Mi sembra davvero singolare come, lo stesso ambiente sociale, possa produrre impulsi così contrastanti. Se da un lato certe massonerie "antitradizionali" urgono verso l'annichilirsi di ogni "particulare", in nome di dei senza luce e senza storia; d'altra parte, tanto più fortemente ne emerge un "milieu" tanto cristiano quanto distaccato da ogni contaminazione clericale.

Forse la spiritualità di questo popolo è davvero, in massima parte, rappresentata dal genio di Oscar Wilde, da quella immensa parabola artistica che, nel "De Profundis", ebbe il suo meraviglioso compimento.

Casualmente direi, semmai potesse esistere il caso, mi sono imbattuto in un lucidissimo articolo che per me ha potuto riannodare tante considerazioni che tendevano a convergere in una sintesi.

Ve lo propongo qui:
Il socialismo: oltre la destra, oltre la sinistra, oltre la modernità

E' una recensione di "Le complexe d’Orphée" di Michéa, che mi riprometto di leggere.

In "Tutto o niente" di Mike Leigh, l'intensità dello sguardo di Timothy Spall di fronte al mare, mentre vede tutta la sua vita, sociale, familiare, economica, andare a rotoli, è -a parer mio- il fotogramma più vero e sublime di tutta la cinematografia.

Mi sono sempre chiesto dove mai si potesse collocare, politicamente, questa "working class". Oggi ho considerato che quasi metà dell'elettorato europeo, alle urne, non ci va neppure: e finalmente l'ho capito.

martedì 10 luglio 2012

Buone vacanze!


Buone vacanze. Dopo un anno di lavoro e di realizzazioni é finalmente giunto il momento di partire verso le mete estive; mare, monti, laghi, paesi lontani da visitare; é finalmente giunto il momento di evadere dalla spesso frustrante e ripetitiva realtà quotidiana nella quale nostro malgrado ci ritroviamo, quasi che non l’avessimo noi stessi costruita giorno per giorno, coi nostri pensieri, con le nostre azioni, con le scelte che hanno determinato la nostra vita, il nostro destino.

Comunque, buone vacanze. E che siano vere vacanze, che si riesca cioè a spogliarsi di tutto quel che ordinariamente si é, di quell’anemica immagine di noi stessi che ordinariamente presentiamo agli altri, del nostro solito io; perché prevalga e si esprima in noi l’io che più profondamente sentiamo di essere, che non é legato ai ritmi della realtà quotidiana, che non ha bisogno di andare a letto la sera per potersi svegliare presto la mattina e andare incontro ai doveri di un’esistenza monotona e ripetitiva. Perché possa esprimersi in noi quel poeta, quell’avventuriero, quel sognatore che ognuno riconosce, incompreso, nel profondo di sé; perché é in tutti, anche se (tranne che in esseri eccezionali di cui a volte narra la storia), dorme profondamente.

Buone vacanze dunque, all’eroe che dorme in ciascuno di noi; perché libero dalle pastoie della quotidianità possa esprimere ciò che di noi é la realtà più autentica, proprio perché la meno ordinaria.

E mentre siamo in vacanza, mentre respiriamo a pieni polmoni quel senso di libertà e di indipendenza che in città per tutto il resto dell’anno ci é negato (o ci neghiamo?); possiamo per esempio pensare al significato della parola vacanza: che cosa é la vacanza?

Capita, di rado, di pronunciare interiormente una parola; una parola che si é sempre pronunciata, così, come ordinariamente si pronunciano tutte le parole; di pronunciarla dunque interiormente, tra sè e sè, e di ascoltarne (sempre interiormente) il suono, che all’improvviso ci giunge nuovo, come se non l’avessimo mai sentito; lo ascoltiamo cioè, come se lo assaporassimo, gustandone, sillaba dopo sillaba, intimi significati, significati nuovi, inaspettati, inauditi; quella parola ci colpisce come un’idea, e il folgorare dell’idea di quella parola ce ne restituisce i significati più nascosti.

Se fossimo uno di quegli uomini eccezionali di cui più sopra si è detto, potremmo volitivamente evocare questa esperienza, e, già che ci siamo, scegliere per tema del nostro sperimentare proprio la parola “vacanza”.

Giungeremmo forse a scoprire che vacanza può significare assenza, e questo lo sanno tutti, che la parola é affine a vacuità, e anche questo è facilmente osservabile; ma questa assenza, questa vacuità, questo non esserci (che pedestremente significa semplicemente che noi non ci siamo perché siamo partiti per le ferie), presuppone un soggetto che va in ferie, un io che in quanto tale deve comunque esserci, deve essere presente, e va in vacanza soltanto se può spogliarsi di se stesso, altrimenti vacanza significa soltanto vacanza per gli altri che si sono liberati di noi, e non per noi che non ci siamo liberati di noi stessi, e che quindi, non andiamo in vacanza.

Chi é dunque colui che a buon diritto può andare in vacanza? Chi, dunque, può liberarsi di se stesso, essere indipendente dall’immagine di sè che si é costruito, e che lo condiziona, e che lo fa tornare dalle ferie più stanco e più spompato di quando é partito?

Evidentemente solo chi é indipendente da sè, chi non é legato al proprio contingente apparire, chi non é costretto e determinato dal ruolo che si é scelto, e quindi, essendo libero da tale veste, da tale ruolo, può essere vacante di sè stesso e continuamente ricrearsi a proprio piacimento, potendo essere secondo i casi musicista, poeta, ladro o ragioniere senza tuttavia sentirsi limitato o determinato dal vestito che ha scelto di indossare; e che per questo, giocoforza, é sempre in vacanza.

Mentre tutti gli altri, i più, non lo sono mai. Non lo sono perché non hanno la forza, il coraggio di uscire da sè, di rinnegare sè stessi, di confutare ciò che credono essere la parte più intima di sè ed invece è solo una vecchia, bisunta, logora veste con la quale si sforzano di apparire e che dovrebbero scrollarsi di dosso se, veramente, volessero andare in vacanza.

Dunque chi vuole andare in vacanza, chi vorrebbe essere altro da ciò che é, chi pensa che altri sia la causa del suo malessere interiore, delle difficoltà che attraversa, chi maledice il proprio destino, in vacanza non andrà mai. Potrà certo sfuggire un padre possessivo ed impossibile, oppure un caporale odioso; ma incontrerà un capufficio, un padrone di casa, un agente delle tasse che saranno sempre e comunque lo stesso padre, lo stesso caporale. E potrà essere a Catania come a Honolulu, a Londra come a Parigi; non sarà mai in vacanza.

E così chi vorrebbe andare in vacanza non potrà mai andare, e chi invece può andare in vacanza non ha alcun bisogno di andarvi, perché se anche fosse in prigione o all’ospedale, é se stesso, é sempre in vacanza: così va il mondo. Comunque, buone vacanze.