Lo Spirito è sempre il cammino, mai la meta.
E invece si bussa alle porte dello Spirito nella speranza di un risultato, di un conseguimento da ottenere e custodire, da difendere con cura.
Ottenuto, quale che sia, un purchè minimo e parziale risultato, lo sentiamo appartenere a noi stessi e lo proteggiamo, come fosse la misura del nostro valore.
Di più! Conformiamo tutto il cammino a misura di noi stessi, del conseguimento ottenuto, di quel che già siamo; e quanta dialettica profusa ad avvalorare questa falsa, costruita immagine, che ci difenda dal prorompere dello Spirito!
Ci si scava una trincea di ricordi per non rischiare di doversi trovare, faccia a faccia, con l'ignoto che urge ai confini della coscienza.
Finchè un destino propizio, un radicale dolore, un impulso più profondo e autentico, non ci pongano inesorabilmente di fronte all'abisso, perchè si possa contemplare la vacuità e l'orrore di tutto quel che abbiamo perseguito e voluto "per noi stessi".
Dorian Gray aveva il suo ritratto, noi abbiamo questa coscienza.
L'esperienza dura a lungo, perchè ogni atomo del nostro passato dev'essere purificato sull'olocausto della conoscenza di sè. L'isola di ricordi che continuamente si sgretola e non ci sorregge è la trasformazione del doppio, su cui ottusamente poggiamo per non essere travolti dall'Abisso.
E in questo sgretolarsi del senso di sè basato sui ricordi, ci si ritrova come un seme marcio sprofondato nella terra: non v'è più nulla da gustare del vecchio frutto e niente ancora da ammirare della nuova pianta.
Ma si comincia a comprendere che tutto quello che si trasforma e ci abbandona è esattamente quel che ostacolava la purezza di una visione ulteriore: si affaccia come un'aurora alle porte dell'Anima, l'orrore del vuoto risuona di un'essenza che il nostro attaccamento a noi stessi ci impediva di percepire.
E' questa la meta? Proprio per nulla! Si deve ripetere altre tre volte, prima che ci si possa veramente donare e meritare di poter ricominciare tutto daccapo.
Ed è più difficile ogni ulteriore volta, perchè ogni volta la trasformazione tocca zone più profonde dell'essere: lunga è l'Arte e breve la vita.
Ma ogni volta, tutte le volte, il segreto ineffabile della vittoria è sempre lo stesso:
"nell'ora della battaglia, sia il pensiero di una donna a consolarti".