sabato 8 settembre 2018

Vu cumprà

Un africano, per strada, mi propone il solito paio di calzini di pessima qualità che ho già rifiutato mille volte; gli allungo qualche spicciolo, mi ringrazia e mi porge i calzini, li rifiuto con un gesto della mano e leggo una profonda tristezza nei suoi occhi, una tristezza che ha radici lontane.

E mi chiedo, che cosa gli abbiamo rubato?

Io, rifiutando i calzini, gli ho rubato la speranza; lo guardo che si allontana e ci penso: avrei fatto meglio ad accettarli e gettarli poi nel primo cassonetto dell'immondizia che incrocio? O forse è meglio la cruda consapevolezza?

Forse era un libico, uno di quelli che, prima che gli ammazzassero Gheddafi, godeva del reddito pro-capite più alto del continente africano; e magari lo buttava via anche lui, qualche calzino sfilacciato.

Proprio come noi europei, che abbiamo gettato via Gheddafi e le speranze di quel popolo, proprio come ci si disfa di un calzino bucato.

E con la diabolica consapevolezza di renderli disperati a casa loro e vu cumprà a casa nostra; ma non sono guerre, si chiamano missioni di "peace keeping".

Invece i mercenari pagati dall'occidente si chiamano ribelli e "forze di opposizione", e se proprio si vuole alludere alla realtà delle cose si dice "foreign fighters": è la "neolingua" di Orwell, c'avevate fatto caso?

Anche la lingua italiana ci hanno rubato; ma era nei piani, sapeva troppo di verità e la verità è sempre un po' scomoda, qualcuno diceva che "rende liberi".

E allora comincio a chiedermi che cosa hanno rubato a noi, prima che a loro, perchè fosse possibile tutto questo. Ripenso al lavoro che Enrico Mattei voleva portare nel terzo mondo, ripenso alla speranza di una civiltà industriale capace di mettere al centro lo spirito umano, che voleva realizzare Adriano Olivetti.

E tutte queste speranze, negate dalla brutalità e dalla violenza dell'imperialismo occidentale, non sono morte, nell'animo di chi le comprende risorgono più splendenti di quando furono concepite.

E allora forse quel gesto della mano non è venuto del tutto a sproposito; una mano di ferro schiacciò, mezzo secolo addietro, lo spirito umano che voleva risorgere dal baratro di una guerra; oggi quello spirito è più vivo che mai, perchè si è impresso nella memoria come un marchio di fuoco: proprio grazie alla mano che volle distruggerlo.