lunedì 30 aprile 2007

HEAUTONTIMOROUMENOS, ovvero: il punitore di sè stesso

Tutti (si fa per dire) ricorderanno l'omonima commedia di Terenzio dal titolo tanto curioso. Curioso soprattutto per chi, come me al liceo, soleva riprendere tre mesi di letteratura latina tutta in una notte, in vista della pagella trimestrale; e la mattina dopo, i nomi, gli autori, i titoli delle opere si mescolavano confusamente e curiosamente; dimodochè, nella mia mente, la cultura dei nostri padri riemergeva rimodellata e rinnovata, riconfigurata. Soprattutto per il sollazzo del mio professore di latino (brav'uomo), che soleva premiare questo mio sporadico sforzo notturno con stigmatizzanti valutazioni, che però non costituirono mai serio impedimento all'estivo e meritato riposo.

Ricordo dunque veramente poco della succitata commedia, di Terenzio, di quegli stessi tomi che affannosamente compulsavo nelle rare notti di studio; il nome però, HEAUTONTIMOROUMENOS, stimolava in me strane associazioni mentali, vuoi per la derivazione greca del termine, vuoi per il suo significato inconsueto; chi, infatti, potrebbe voler punire sè stesso?


Se a ciò si aggiunge che non conoscevo la trama della commedia, forse la lessi e la dimenticai subito dopo, si può comprendere come l'oggetto di essa, il punitore di sè stesso, suscitasse in me tanta curiosità.


E siccome ho sempre creduto che alla radice delle sventure che ci capitano risieda, piuttosto che la cieca casualità, un superiore volere da noi stessi supercoscientemente suscitato, ecco che ogni volta che inciampavo, ogni volta che mi sbucciavo un dito, ogni volta che me ne andava una storta, mi tornava in mente questa così inconsueta parola, HEAUTONTIMOROUMENOS.


E mi raffiguravo, un pò comicamente, un pò pateticamente, questo pover'uomo di cui ci narra Terenzio, intento ad infliggersi le più strane e fantasiose punizioni, e chissà poi per quale motivo! Lo vedevo nella mia mente, contuso e dolorante, darsi mattonate sulla testa, oppure lanciarsi gemendo sotto le ruote delle bighe che percorrevano le strade di ciottoli delle città di quel tempo, e chissà cos'altro ancora.

E chissà poi che opinione dovevano essersi fatta di lui i suoi concittadini! Attento, nascondi quel pesante vaso di coccio, che sta arrivando l'Heautontimoroumenos; chiudi la finestra, sennò quello si butta di sotto; ed altre simili piacevolezze.


Forse le mamme ne parlavano ai bimbi come si parla del lupo o dell'uomo nero: mangia la minestra, sennò stanotte viene l'Heautontimoroumenos; e i bimbi atterriti mangiavano, al pensiero di dover passare la notte udendo urla raccapriccianti ed in sì funesta compagnia.

Conosco poco o nulla di Terenzio, meno che mai le sue opere; nondimeno l'HEAUTONTIMOROUMENOS, questo titolo così emblematico, mi ha sempre fatto pensare; lottiamo tenacemente tutta la vita contro un destino che ci pare avverso, e poi ci accorgiamo di lottare contro la nostra stessa ombra: insomma, siamo punitori di noi stessi; almeno lui, l'Heautontimoroumenos, sa perchè lo fa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve Dottor Mistero, le incollo una poesia di Baudelaire dal titolo:

L'héautontimorouménos
A J. G. F.

Je te frapperai sans colère
Et sans haine, comme un boucher,
Comme Moïse le rocher !
Et je ferai de ta paupière,

Pour abreuver mon Saharah,
Jaillir les eaux de la souffrance.
Mon désir gonflé d'espérance
Sur tes pleurs salés nagera

Comme un vaisseau qui prend le large,
Et dans mon coeur qu'ils soûleront
Tes chers sanglots retentiront
Comme un tambour qui bat la charge !

Ne suis-je pas un faux accord
Dans la divine symphonie,
Grâce à la vorace Ironie
Qui me secoue et qui me mord ?

Elle est dans ma voix, la criarde !
C'est tout mon sang, ce poison noir !
Je suis le sinistre miroir
Où la mégère se regarde.

Je suis la plaie et le couteau !
Je suis le soufflet et la joue !
Je suis les membres et la roue,
Et la victime et le bourreau !

Je suis de mon coeur le vampire,
- Un de ces grands abandonnés
Au rire éternel condamnés,
Et qui ne peuvent plus sourire !

Grazie!

Anonimo ha detto...

guarda..non mi sembra proprio così però strana la tua idea di questo pallosissimo libro!=)