domenica 16 settembre 2007

Um outro mundo è possìvel?

Oltre l'accecamento del potere economico e materiale globalizzante, oltre la ferocia dell'egoismo, chiunque abbia, o abbia mai avuto la ventura di imbattersi nel proprio Destino, sia perchè provato dalle vicende dell'esistenza, sia perchè in cerca di un "quid" risolutivo rispetto alla visione sensibile dell'esistere, si sarà certamente chiesto se "un altro mondo" sia davvero possibile, e come si possa mai giungere ad esso.

E potremmo anzi affermare che questo "altro mondo" sia davvero l'ultima e più elevata speranza dell'uomo, se ci si riferisce ad esso con frasi fatte come "cose dell'altro mondo", quando si voglia alludere ad alcunchè di straordinario, possente, che trascenda l'esistere quotidiano.

Dunque, possibile o no che sia, l'altro mondo è comunque la meta: è ciò a cui sempre aneliamo oltre la pesantezza della quotidianità, oppure oltre una scienza incapace di svelare il mistero dell'Essere.

Ma la natura, la creazione che si squaderna di fronte ai sensi dell'uomo, rimane muta di fronte a questo mistero; anzi, non v'è davvero percezione esteriore che possa darci contezza dell'anelito che urge, nell'anima di chiunque possa elevare il proprio sentire oltre la necessità animale esteriore.

E in ciò troviamo la contraddizione e l'errore: cercando "l'altro mondo" in un mondo che non ci parla di esso, credendo di poter trovare fuori di noi qualcosa che palpita solo dentro la nostra anima. Se "il Regno dei Cieli" è dentro di noi, noi certamente non ce ne siamo mai accorti.

Ma la domanda è la risposta! E la risposta, che cerchiamo ottusamente fuori di noi, è invece la domanda, che ci giunge da ogni cosa esteriormente percepita: Uomo, conosci te stesso!

Così, scambiando domanda e risposta, perdiamo l'Io nell'ottuso egoismo e il Mondo nell'alterità della rappresentazione. Ma se giungiamo a scoprire che la natura è la Luce frantumata al limite della Tenebra, allora comprendiamo come l'Uomo sia un essere spirituale destinato a riportare allo Spirito la "gemma perduta": possiamo intendere come l'Uomo autocosciente sia l'Io, il senso ultimo di ogni entità percepita.

Se superando -non per nebuloso misticismo, ma per più profonda coscienza di sè- il limite dell'egoismo, l'uomo può divenire Io del mondo, accogliendo nella sua anima la richiesta del mondo che appare, allora l'Io diviene Mondo, e il Mondo ritorna ad essere Spirito.

Accogliendo, come in una silenziosa preghiera, l'anelito della natura alla resurrezione, l'uomo trova la propria resurrezione, e allora potrà dire che sì: un altro mondo è possibile!


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"Il velo che adombra gli occhi dei mortali fu tolto.
IO VIDI!
e gli spiriti che governano gli elementi
mi riconobbero come loro Signore."

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