Una mattina d'estate in Sicilia, credo luglio '93 o '94, una di quelle mattine, calde ma terse e asciutte, come ne capitano da noi al centro, lontano dal mare, ai limiti della montagna.
Una di quelle mattine che, se ne vivete anche una sola nella vita, già sapete ch'è valsa la pena di incarnarsi, foss'anche solo per quella.
Doveva essere di sabato perchè eravamo a casa ed io, finiti i miei esercizi ed in perfetto stato di silenzio mentale, mi preparavo ad uscire a far la spesa al supermercato, la mia signora m'aveva appena dato il foglietto con la lista di quel che occorreva.
In quegli anni avevo cominciato a sperimentare alcuni effetti pratici del silenzio mentale, tra cui il cosiddetto "sangue freddo del serpente": mi accadeva, entrando d'estate in macchina, quand'anche fosse arroventata dal sole, non solo di non soffrire il caldo, ma di goderne, finchè perdurava lo stato di silenzio mentale, proprio come una lucertola.
Non era una patologia fisica, non soffrivo il freddo, giravo in maglietta di cotone come tutti, ma avevo realizzato che nella maggior parte dei casi, la sensazione di disagio e il conseguente sudore, quando fa caldo, dipendono quasi solo dall'istintività subconscia che ci portiamo addosso.
La cosa aveva anche inaspettati risvolti pratici perchè, nel cortile del condominio di casa, i posti all'ombra erano pochissimi rispetto all'abbondanza di posti al sole, ed io lasciavo serenamente i condomini a litigare per quel po' di ombra, posteggiando sotto il sole senza problemi, bello largo, visto che al sole posteggiavo solo io.
Dunque quella mattina scendo in cortile e m'infilo in macchina senza neppure abbassare i finestrini; mano a mano che mi immergevo nella percezione del calore fisico, l'azione di braccia e gambe per via della guida, sollecitava la potenza del volere puro. Perfino il traffico inestricabile del sabato mattina, lungi dall'imprecare per il ritardo, mi consentiva di permanere più a lungo in quella condizione.
Finalmente al supermercato, trovo un posto e scendo dalla macchina; la luce del sole ed il calore che sperimentavo in me, si fondevano in magica continuità; e non me ne preoccupavo troppo, concentrato nella percezione del volere puro che si intensificava ad ogni passo.
Giunto all'ingresso m'infilo al supermercato, e nel passaggio dalla luce all'ombra sperimento una discesa istantanea delle forze dell'Io superiore dalla sommità del capo fino al cuore.
Sapete bene che il tramonto corrisponde sempre alla discesa di forze spirituali nell'umano, così come l'alba è sempre un elevarsi dal terrestre al celeste.
Anche un piccolo "tramonto", così come una piccola alba, ci può consentire l'esperienza; per esempio il passare velocemente dall'ombra alla luce, alle volte agevola l'esperienza delle forze eteriche del Sole.
In questo stato di coscienza "cardiaca" comincio ad osservare l'azione del Signore del Karma, Io-Cristo o Angelo custode, in tutti quelli che erano all'interno del supermercato: curiosamente non sentivo più alcun suono, potevo "leggere" il Karma in ognuno di loro; ma la mia attenzione fu polarizzata da un'altra esperienza, molto più interessante.
Osservai con estrema evidenza che il fatto del destarsi in me della coscienza del cuore, permetteva ad ognuno di loro di sperimentare, supercoscientemente, il rapporto con l'Angelo custode. In breve, l'azione degli ostacolatori era sospesa, ognuno era in contemplazione delle forze dell'Io superiore: una condizione edenica.
Quel supermercato aveva i corridoi molto stretti, e tutte le volte che andavo lì a far la spesa era sempre un continuo scontrarsi di carrelli e conseguenti inevitabili imprecazioni: adesso invece non si scontrava più nessuno, miracolosamente tutti sembravano come le dita di una mano, che strette tra loro, subito si adattano per proteggere quello che fa più male.
Restai in quella condizione di supercoscienza quasi per tutto il tempo della spesa, si attenuava pian piano: giunto alla cassa, avevo posato una confezione di acqua, di quelle da dodici litri, a terra in attesa del mio turno: Una donna di mezza età prende l'acqua e la poggia sul nastro, io subito "signora, ma che fa? E' pesante, dovrei essere io a portare la spesa a lei!".
Mi guarda dritto negli occhi con uno sguardo serio e profondo e dice "Gliela volevo prendere io".
All'uscita dal supermercato ripensavo all'esperienza ed osservavo come avessi potuto avere una tale accensione della coscienza completamente incarnato, senza fuoriuscita della testa eterica, tra il caos del traffico e la confusione di un supermercato affollato.
E mi sovvenne una frase di Rudolf Steiner, tratta da una conferenza che non ricordo, ma che mi colpì particolarmente: "se non fosse per il problema della libertà, gli iniziati, la notte, agirebbero sui corpi astrali degli uomini, e la mattina sarebbe tutto risolto".
Ecco: quella condizione, limitatamente e temporaneamente, si era verificata.