venerdì 30 novembre 2012

L'orrore della verità

Mi capita, al lavoro, di voler "travasare" qualche verità scomoda, a colazione coi colleghi d'ufficio.

Così, qualche giorno fa, ribadivo il concetto che l'automazione della produzione muta assai la condizione sociale del lavoratore.

Se nel medioevo il servo della gleba era uno schiavo utile, il lavoratore moderno, grazie alla tecnologia che automatizza sempre più la produzione dei beni e servizi essenziali, si avvia tristemente ad essere "uno schiavo inutile".

E' una realtà che già oggi non sfugge all'osservatore consapevole; quanta parte del lavoro burocratico potrebbe essere evitata, e quanti lavoratori potrebbero essere lasciati a casa, con buona pace d'ogni istanza solidale?

L'uomo diverrebbe uno schiavo inutile, e per questo prono ad ogni volere della casta, ove non assuma su sè, in quanto cittadino, la proprietà della moneta.

Tra i miei ascoltatori uno fu particolarmente colpito dal concetto, e da un lampo negli occhi potei intravvedere -come capita a chi sia abituato a sondare i minimi segnali dell'anima- l'erompere subconscio dell'orrore che immediatamente si veste di indifferenza o scherno, quando il sistema immunitario della coscienza ne smorza l'effetto che sarebbe altrimenti devastante.

E questo è davvero ciò che separa l'uomo dalla sua libertà, la paura di essere consapevole:

Si preferisce credere che chi dilania il nostro paese a pezzi e "bocconi" sia responsabile e capace, piuttosto che rivendicare una sovranità monetaria che rimetterebbe in gioco tutti i valori, politici e morali, a cui bovinamente ci siamo voluti prostrare.

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